Cosa sappiamo dell’acqua che beviamo?
Se siete certi di conoscere tutto dell’acqua che bevete, provate a rispondere alle seguenti domande:
- L’acqua in natura può contenere sostanze nocive?
- Le nostre risorse idriche vengono riciclate più volte?
- Gli impianti idrici urbani sono di recente costruzione?
- L’acqua imbottigliata in plastica è pura ed incontaminata?
- L’acqua ha una propria data di scadenza?
Una proposta di gusto, benessere e rispetto per l’ambiente.
In natura, anche l’acqua che sgorga dalla fonte può contenere sostanze nocive. Virus, protozoi, solfati, nitrati e metalli pesanti possono infatti inquinarla.
Per renderla sicura prima e durante l’immissione nelle reti idriche urbane, vengono effettuati molti controlli.
La Regione Emilia-Romagna, ad esempio, nel 2020 ha individuato numerose zone vulnerabili ai Nitrati che, tradotto, significa aree lungo le quali le acque sotterranee sono risultate contaminate da questi inquinanti utilizzati in agricoltura.
Si tratta di una fascia quasi ininterrotta che corre parallelamente al margine appenninico dove si trovano gli alvei di fiumi e torrenti ed anche i bacini idrici montani.
Condotte idriche ed impianti
Molto spesso gli impianti idrici sono obsoleti. Tubature e cassoni risalgono a parecchi decenni fa quando ancora veniva impiegato l’eternit, prodotto vietato dal 1992.
Tale materiale, se in cattivo stato di conservazione, rilascia minerali di amianto altamente cancerogeni. Secondo molti studi e, come ribadito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’amianto resta cancerogeno anche nell’acqua potabile (monografia pag. 224, cap. 1.4.3).
È bene sapere, quindi, che nel nostro paese oltre 500.000 km di tubature idriche sono a tutt’oggi in eternit con tutti i rischi connessi alla loro vetustà.
Se nell’ultimo periodo la plastica è sempre più bandita dalla nostra vita, è vero che per decenni abbiamo tranquillamente consumato acqua imbottigliata nella plastica.
Ebbene, la contaminazione da microplastiche è oramai un dato certo. Le ricerche scientifiche sono tante e tali a non lasciare più dubbi.
La contaminazione da microplastiche è possibile, se non addirittura probabile.
Un recente studio condotto dagli scienziati della State University di New York, ne ha dimostrato la notevole presenza nell’acqua in bottiglia.
In particolare, sono state analizzate 259 bottiglie delle più note marche provenienti da 9 differenti Paesi e 242 sono risultate ampiamente contaminate.
Qualcuno avrà certamente notato una data di scadenza impressa sulla bottiglia o sul suo tappo. Si legge infatti “da consumarsi preferibilmente entro” ovvero un termine minimo di conservazione. Per la plastica varia da 1 a 2 anni mentre per il vetro può arrivare fino a 3 anni dalla data di imbottigliamento.
Non è quindi l’acqua ad avere una data di scadenza, bensì la bottiglia in plastica che la contiene.
Oltre il termine indicato è infatti la bottiglia che potrebbe deteriorarsi e rilasciare sia sostanze chimiche che microparticelle. A ciò si aggiunga che un eventuale cattiva conservazione delle bottiglie, ne può determinare il deterioramento anticipato.
In conseguenza di quanto detto, è evidente che la purificazione dell’acqua è fondamentale per la nostra salute. Come abbiamo visto la contaminazione può avvenire sia a monte che a valle dei nostri rubinetti.
Per quanto gli acquedotti siano controllati, e lo sono, e per quanto l’acqua che impieghiamo per uso domestico sia potabile, i residui dannosi per la salute restano anche se a livelli considerati non pericolosi.
Noi vogliamo eliminare anche quelli, sottrarre all’acqua ogni fonte di pericolo e renderla pura pressoché come l’acqua di una fonte incontaminata.
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